"La storia dell sogno del piccolo Paulu" entusiasma UJ4KIDS
Il Teatro del Carmine accoglie l’ultimo atto del fortunatissimo Umbria Jazz 4 Kids; alle 10 viene presentato un delizioso libro per l’infanzia: “La storia del sogno del piccolo Paulu che ha cambiato il mondo con le note”, scritto dal celebre trombettista Paolo Fresu e con le illustrazioni di Agnieszka Zawisza, per le edizioni Vita Activa.
L’evento, splendidamente organizzato dall’Associazione “Il Jazz va a Scuola” e la Scuola Comunale di Musica “Adriano Casasole”, con la collaborazione dell’Unitre di Orvieto, mi ha particolarmente commosso. Chiaramente, si tratta di un racconto autobiografico, nel quale Fresu rivela il suo sogno di bambino di fare il musicista. Una storia semplice e sincera, alla quale hanno fatto da contorno vari musicisti della Scuola di Musica e, soprattutto, gli splendidi bimbi del progetto “SaràBanda”. Durante l’esecuzione dei ragazzini orvietani ecco che il grande musicista afferra il suo strumento ed inizia a suonare con passione assieme a loro: e qui commozione per tutti, come vi ho anticipato prima ... continua
Su Orvieto news "La storia del sogno del piccolo Paulu che ha cambiato il mondo con le note"
di DAVIDE POMPEI
La felicità è una piccola cosa. Precaria, forse, da mantenere. Ma facile, in fondo, da trovare. Almeno per chi possiede la leggerezza di restare bambino. Come una parabola laica, lo suggeriscono le parole di un formidabile musicista prestato, più volte, alla scrittura come Paolo Fresu che al nutrito elenco di libri pubblicati – su tutti, il recente "Poesie jazz per cuori curiosi" (Rizzoli, 2018) – aggiunge ora anche "La storia del sogno del piccolo Paulu che ha cambiato il mondo con le note", una fiaba per i più piccoli che si affida, per la parte illustrata, alla colorata inventiva di Agnieszka Zawisza.
Il libro, pubblicato a novembre 2019 dalla casa editrice "Vita Activa" di Trieste, che tra le numerose collane ne ha una – Isole – dedicata alle narrazioni per ragazzi, sarà presentato martedì 31 dicembre alle 10 al Teatro del Carmine di Orvieto nell'ambito della prima edizione invernale di "Umbria Jazz 4 Kids", il format jazz interamente dedicato ai più piccoli organizzato in collaborazione con Umbria Jazz Winter e con il patrocinio del Comune, dalla Scuola Comunale di Musica "Adriano Casasole" e l'Unitre Orvieto, con una performance dal vivo e la presenza dei due autori.
Trombettista e flicornista, responsabile di importanti realtà didattiche nazionali e internazionali, lui è un habitué della rassegna. Lei, invece, ha fatto della creazione per e con i bambini e del racconto con segno, colore, figure e storie, una professione, oltre che una passione. Parte tutto da uno spunto autobiografico e, con linguaggio semplice e accattivante, si racconta dell'infanzia soleggiata di un bambino trascorsa nel borgo sardo di Berchidda, che gli resterà sempre nel cuore, e nella campagna di Tucconi, tra cani, gatti, animali da cortile, frutta, ortaggi, amici e splendide gite al mare con i genitori.
E della scoperta della musica, ascoltata alla radio e dalla banda del paese. Note soffiate prima nell'armonica e poi, con lo studio, nella sua luccicante tromba. Come in una fiaba, il suo sogno si realizza girando il mondo e suonando per "i bambini di tutti i Paesi e di tutti i colori". Grazie alle originali e vivaci illustrazioni di Aga – nata in Polonia, residente sulla Rupe – che arricchiscono a profusione le 34 pagine, ci si trova di fronte a un libro pensato per essere raccontato ai più piccoli e letto dai più grandi affinché "imparino, divertendosi, che i sogni si possono realizzare e che la musica è un linguaggio universale".
Può, infatti, rivolgersi, senza problemi di comprensione, a varie e diverse culture. Un progetto allegro, istruttivo e colorato "dove – sottolinea Alexandra Zambà, direttrice della Collana Isole di Vita Activa – lo scritto e l’illustrazione hanno lo stesso peso". "Il potere evocativo e concreto delle illustrazioni unite alle parole – afferma – rende il bambino un lettore attivo, il concatenarsi delle immagini e i brevi paragrafi della narrazione impegnano e sviluppano il suo mondo fantastico. I due creatori del libro sono ben consapevoli di quanto i bambini amino ascoltare vicende fiabesche.E seguire, parola dopo parola, passo dopo passo, la narrazione attraverso la visione di immagini dai colori sgargianti e dai tratti ben definiti. La storia si sviluppa lungo percorsi fantasiosi, con innesti di parole a immagini mai scontate, ed entrambe si rincorrono in un abbraccio giocoso e mai formale. Leggendo questo libro viene spontaneo chiedersi se viene prima la scrittura e poi l’immagine o viceversa, tanto sono coese nello sviluppo della storia e tanto evocative delle esperienze narrate e illustrate. Un’alleanza tra scrittore e illustratrice che quasi commuove.Il loro incontro è il connubio, la sintesi in un immaginario che mette in relazione le cose e dialoga vibrantamente con il bambino, stimolando il suo incontro con la lettura. Un coinvolgimento che avviene non solo attraverso i processi del pensiero verbale e del linguaggio simbolico, ma trasmettendo anche i modi di sentire, gli atteggiamenti e in sostanza le forme culturali tipiche di una società e la capacità di aprirsi verso culture altre". In tempi affamati come quelli moderni, non servono allora metafore ma favole, come questa, da leggere insieme per far fiorire un sorriso in un mondo che può essere migliore.
SUL LIMITARE DI TANTE COSE di Roberto Dedenaro -"Tweet dell’anima"
Con questo Tweet dell’anima Ace Mermolja ci ha fatto uno bello scherzo, noi lo pensavamo immerso nelle sue soitudini carsiche, fra ex lande e crollanti muretti a secco, con quel suo avanzare, un po’ da plantigrado, apparentemente lontanissimo da sfavillii tecnologici, quando rieccotelo qua con un libro di cui molto si può dire, meno che sia un appartarsi. Perché il libro in questione, nella versione da me posseduta con una copertina azzurra che fa molto Mediterraneo, è tutto ma non un ripiegarsi su di sé, piuttosto un porre il proprio io come cartina di tornasole dell’universo mondo, e di più il buon Ace in qualche modo, non me ne voglia, sembra incarnare qualche spirito donchiscottesco, caricando di valore, anche in negativo, ma valore, la pagina scritta.
Il tema principale di questo twittare, insomma, mi pare di aver capito, sia quanto la poesia abbia degli strumenti per parlare della realtà, storica, politica, sociale, per fare dei lettori piccoli Sancho pronti a seguire il cavaliere autore nelle sue imprese. Naturalmente su cosa sia la letteratura e la scrittura, quale il loro rapporto con la realtà, se esista una letteratura impegnata e ce ne sia una disimpegnata, fa parte di un dibattito eterno e ricorrente, e non vogliamo certo riaprirlo qui, anche perché, forse non ne avremmo tutte le capacità necessarie. Ma questo libro, potremmo dire così, vuole parlare di quale posizione debba assumere l’io del narratore davanti alle immagini della televisione, alla realtà del mondo esteriore che entra dalla porta e non se ne vuole più andare. La forma di questo piccolo corpo a corpo fra io e reale è quella del poemetto, della poesia quasi narrativa, forma che si fa sostanza, a partire dalla traduzione di Darja Betocchi, splendida, di grandissima maturità espressiva che rifà, di fatto, il testo rendendo sfumature e artifici e metrica, in una parola un capolavoro da studiare come esempio nei corsi di traduzione letteraria. Betocchi che firma anche l’introduzione alla raccolta, edita da una collaborazione fra lacasa editrice Vita Activa e la ZZT.
Il suo intervento è titolato: Ace Mermolja poeta del margine, un titolo che forse depista, in qualche senso il lettore, non siamo, infatti, in quell’ambito che forse a torto, è stato più volte indicato come letteratura di frontiera, ma piuttosto in una poesia che corre sul limite, di tante cose, la realtà e la letteratura, le proprie idee e i propri comportamenti, la lirica e la narrazione, l’essere poeta e cittadino, uno scandaglio insomma per la modernità che Ace cerca di afferrare per qualche appiglio, ma la materia risulta scivolosa, come nella complessa, ampia, composizione finale, Fumando una sigaretta con Ezra Pound. Complessa già a partire dal personaggio scelto come interlocutore, Pound, che è una figura simbolo della modernità poetica del ‘900, ma figura limite, simbolo della contraddittorietà della poesia, che è, comunque, una forma di astrazione dalla realtà, un giocare sul suo limite. Sentiamo qui lo stesso Ace: Eppure basta solo veleggiare lungo Arbe / O l’Isola Calva, o incrocia- re spoglie di migranti sui lidi di lesbo. Ma il poeta vede/ solo il salto dei delfini, perché è atroce tra ossa e alghe / cercar poesia...continua qui
Elvira Federici - Un esercizio di sguardo su Legendaria: SEMPRE ALTROVE FUGGENDO
Un esercizio di sguardo
Laura Ricci
SEMPRE ALTROVE FUGGENDO
Vita Activa, Trieste 2109 220 pagine, 15 euro
Garbo, grazia; sottile, ironico understatement in una scrittura che ci viene incontro come una gentilezza. Si vedano, appunto, le pagine dedicate alla scelta del termine “personagge”. Laura Ricci trasforma questa – ancora! – necessaria spiegazione ai più, che rifuggono dal femminile (pur) grammaticale come da una minaccia alla propria identità (di maschi, di linguisti, di italiani, va’ a vedere), in un’ironica ricapitolazione di molti dei misfatti simbolico-inguistici contro cui Alma Sabatini mise in guardia nel suo Il sessismo nella lingua italiana. Lo fa in scioltezza, sorridendo, secondo la sua «spiccata propensione per un pacato gentile femminismo della differenza». In Sempre altrove fuggendo – sottotitolo: Protagoniste
di frontiera in Claudio Magris, Orhan Pamuk, Melania Mazzucco – sonol e personagge a convocare l’autrice, non, come lei stessa precisa, gli scrittori e la scrittrice scelti. In questo modo, nella forma di un’interazione, di un confronto con le figure femminili che balzano vive dalle pagine, Laura Ricci ci racconta come una common reader guarda ed è guardata, a sua volta dalle personagge: lo «sconfinare tra vita e romanzo» che riguarda non solo chi scrive ma soprattutto lettrici e lettori. Nate, le più numerose, dall’invenzione di scrittori come Claudio Magris e Orhan Pamuk; una sola, non solo inventata, quella nata dalla ricerca e dalla scrittura di Melania Mazzucco. Cosa le tiene insieme così da richiedere a Laura Ricci l’elaborazione di un saggio tanto intenso? Una duplice sfida, ci sembra: attraversare l’opera di due grandi scrittori facendone affiorare le tracce inesauribili della libertà femminile; assumere quindi una postura che attraverso il movimento vitale – e quasi autonomo – delle protagoniste dei loro libri, permetta di attraversare con un altro sguardo, lo sguardo femminile, l’opera di autori monstre come Magris e Pamuk. Come è accaduto quando le donne si sono messe a leggere altre donne, le scrittrici, ciò che è affiorato è altro, rispetto alla critica maschile. E, sia ben chiaro, questo approccio non ha a che vedere con nessuna “essenza” (femminile), piuttosto con la dislocazione, la sfasatura, l’obliquità del punto di vista che, scartando la costruzioni di cattedrali critiche, coglie l’inciampo, la piega, il lapsus rivelatore. Nella lettura di Anne Marie Schwarzenbach, raccontata da Mazzucco, c’è invece come un riconoscersi. La messa a fuoco di Laura Ricci coglie e amplifica l’intenzione amorosa di Mazzucco. Le va incontro e la riconosce con un punto di vista che le accomuna, tra invidia (lo sguardo nell’altra, sconcertato e ammirato) e gratitudine.
E dunque, un esercizio di sguardo letterario, lieve ed esatto come un gioco, profondo come una ricerca di sé.
Elvira Federici
Il Piccolo del 17.09.19 La favola di Paolo Fresu
diventa un libro per bambini