Con questo Tweet dell’anima Ace Mermolja ci ha fatto uno bello scherzo, noi lo pensavamo immerso nelle sue soitudini carsiche, fra ex lande e crollanti muretti a secco, con quel suo avanzare, un po’ da plantigrado, apparentemente lontanissimo da sfavillii tecnologici, quando rieccotelo qua con un libro di cui molto si può dire, meno che sia un appartarsi. Perché il libro in questione, nella versione da me posseduta con una copertina azzurra che fa molto Mediterraneo, è tutto ma non un ripiegarsi su di sé, piuttosto un porre il proprio io come cartina di tornasole dell’universo mondo, e di più il buon Ace in qualche modo, non me ne voglia, sembra incarnare qualche spirito donchiscottesco, caricando di valore, anche in negativo, ma valore, la pagina scritta.
Il tema principale di questo twittare, insomma, mi pare di aver capito, sia quanto la poesia abbia degli strumenti per parlare della realtà, storica, politica, sociale, per fare dei lettori piccoli Sancho pronti a seguire il cavaliere autore nelle sue imprese. Naturalmente su cosa sia la letteratura e la scrittura, quale il loro rapporto con la realtà, se esista una letteratura impegnata e ce ne sia una disimpegnata, fa parte di un dibattito eterno e ricorrente, e non vogliamo certo riaprirlo qui, anche perché, forse non ne avremmo tutte le capacità necessarie. Ma questo libro, potremmo dire così, vuole parlare di quale posizione debba assumere l’io del narratore davanti alle immagini della televisione, alla realtà del mondo esteriore che entra dalla porta e non se ne vuole più andare. La forma di questo piccolo corpo a corpo fra io e reale è quella del poemetto, della poesia quasi narrativa, forma che si fa sostanza, a partire dalla traduzione di Darja Betocchi, splendida, di grandissima maturità espressiva che rifà, di fatto, il testo rendendo sfumature e artifici e metrica, in una parola un capolavoro da studiare come esempio nei corsi di traduzione letteraria. Betocchi che firma anche l’introduzione alla raccolta, edita da una collaborazione fra lacasa editrice Vita Activa e la ZZT.
Il suo intervento è titolato: Ace Mermolja poeta del margine, un titolo che forse depista, in qualche senso il lettore, non siamo, infatti, in quell’ambito che forse a torto, è stato più volte indicato come letteratura di frontiera, ma piuttosto in una poesia che corre sul limite, di tante cose, la realtà e la letteratura, le proprie idee e i propri comportamenti, la lirica e la narrazione, l’essere poeta e cittadino, uno scandaglio insomma per la modernità che Ace cerca di afferrare per qualche appiglio, ma la materia risulta scivolosa, come nella complessa, ampia, composizione finale, Fumando una sigaretta con Ezra Pound. Complessa già a partire dal personaggio scelto come interlocutore, Pound, che è una figura simbolo della modernità poetica del ‘900, ma figura limite, simbolo della contraddittorietà della poesia, che è, comunque, una forma di astrazione dalla realtà, un giocare sul suo limite. Sentiamo qui lo stesso Ace: Eppure basta solo veleggiare lungo Arbe / O l’Isola Calva, o incrocia- re spoglie di migranti sui lidi di lesbo. Ma il poeta vede/ solo il salto dei delfini, perché è atroce tra ossa e alghe / cercar poesia...continua qui
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