Frontiere simboliche e reali nelle personagge di Laura Ricci

Scrive Ornella Cioni su “Articolo 21”:

 

Incontrarsi “nelle parole e nell’utopia della scrittura”, attraversare “frontiere linguistiche, sociali, culturali, psicologiche” anche invisibili, interrogarsi sul senso dello spazio e del tempo in cui si è nati, questo è l’invito che ci viene fin dall’esergo del libro di Laura Ricci (Sempre altrove fuggendo. Protagoniste di frontiera in Claudio Magris, Orhan Pamuk, Melania G. Mazzucco, Vita Activa, Trieste, 2019). Questo è il messaggio profondo dei tre autori che l’autrice indaga e il metodo di avvicinamento ai loro testi che mette in atto con una doppia lente: quella della lettrice appassionata ed esperta e quella di una pacata e gentile femminista che conosce ed esercita nelle sue analisi le elaborazioni che la cultura delle donne ha prodotto in questi anni. Adotta pertanto il termine “personagge”, termine sul quale esiste già una letteratura che cita, e sulle personagge  annuncia di volersi fermare con profonda attenzione al linguaggio di chi scrive e con l’atteggiamento già messo in atto da anni dalla critica femminista, che decostruisce e interpreta figure femminili della letteratura mettendo in luce come sono inventate, scritte, rappresentate e da chi. Ma le personagge, si sa, sono anche “voci interiori” (vedi Le personagge sono voci interiori, a cura di Gisella Modica, Vita Activa 2016) e non secondaria è nell’indagine del lavoro l’attenzione all’etereo sconfinamento tra vita e romanzo, che non appartiene solo al solitario esercizio di scrittura di autori e autrici, ma è ben noto alla fervida partecipazione di lettrici e lettori che non solo leggono le vicende di personaggi e personagge, ma a volte si imbattono in figure che leggono per loro la loro stessa vita.

 

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